Malintesi (2017)

Opera breve in tre atti e un quarto

Trailer

La prima cosa di cui dobbiamo liberarci è la logica
(J.D. Salinger)


Non è un musical.
Non è un dramma e nemmeno una commedia.
Non è danza.
Non è un’opera intera.
Non ha trama.
Non è colto, non è pop.
“Tutta la mia vita è stata fondata su certezze. Su delle regole”.
Questa volta no.

Video integrale

Malintesi è un’opera breve, tre atti e un quarto, un epilogo.
In scena un’attrice, un cantante, vibrafono, clarinetto, batteria, percussioni, musica elettronica.
Malintesi è un problema di linguaggio, una ricerca continua e fallimentare di una comunicazione efficace, univoca. Non accade mai.
Si muovono sulla scena linguaggi differenti, si assiste a uno svolgersi onirico di domande nel disperato tentativo di una verità che non accetta la realtà: “comunichiamo con un linguaggio che usiamo male”.
Nello sforzo di ritrovare una relazione sincera con sè stessi e con gli altri, cosa rimane?
Suoni. Immagini. Movimenti. Note. Che forse, inaspettatamente, sono la verità più concreta alla quale possiamo avere accesso.

Malintesi

È l’opera prima del compositore Giovanni Frison che ne scrive partitura, libretto e copione.
Attingendo a materiali in apparente contrasto tra loro (linguaggio televisivo, cultura pop, il Requiem liturgico) crea un’opera che prova a slegarsi da ogni genere.
La musica è suonata dal vivo dai quattro strumentisti elaborati tramite la musica elettronica dal compositore.
I processi di elaborazione del suono avvengono interamente in tempo reale sulle sorgenti sonore presenti in sala e sono spazializzati attorno al pubblico.
Alla regia Martina Testa (La petite mort teatro) che dopo le esperienze teatrali regala alla scena un linguaggio efficace.

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